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10/09/2013 - IL CONSUMO MODERATO DI VINO PREVIENE LA DEPRESSIONE. E' quanto asseriscono i ricercatori spagnoli dell'Università di Navarra a Pamplona che hanno pubblicato su BMC Medicine la loro indagine. Gli scienziati hanno scoperto che bere quantità moderate di alcol, in particolare vino, potrebbe essere associato a un rischio più basso di depressione. Lo studio è stato condotto su 5.505 uomini dai 55 agli 80 anni. I volontari che hanno consumato dai due ai sette bicchieri di vino a settimana riduce del 32% le possibilità di soffrire di depressione rispetto a coloro che non hanno assunto alcol. Secondo i ricercatori, chi ha bevuto in media dai 5 ai 15 grammi di alcol al giorno aveva un minore rischio di sviluppare la patologia. Questa scoperta contraddice studi precedenti che hanno associato l'alcol a un aumento dei rischi di depressione. Secondo l'autore principale Miguel Martinez-Gonzalez i risultati contraddittori potrebbero essere dovuti al fatto che il risultato non include persone che hanno sofferto in passato di depressione o di alcolismo. La conclusione, secondo Martinez-Gonzalez è che "Un consumo moderato può ridurre l'incidenza della depressione mentre i forti bevitori sembrano avere un rischio più alto".  Per un approfondimento, clicca qui


 

18/06/2013 - DIETRO IL DISORDINE BIPOLARE POTREBBE ESSERCI UNA MALATTIA AUTOIMMUNE. Potrebbe essere una grave infezione o una malattia autoimmune, ossia causata dal sistema immunitario dell'individuo che agisce contro l'organismo che dovrebbe proteggere, a produrre quei malfunzionamenti del cervello che stanno dietro a malattie come la depressione e il disordine bipolare. A dirlo, uno studio della Aarhus University, in Danimarca, pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry. I risultati dell'indagine hanno mostrato che le persone trattate per una severa infezione avevano il 62% in piu' di probabilita' di soffrire di un disturbo dell'umore, rispetto a quelle che non ne avevano mai patita una. Una malattia autoimmune, invece, aumentava il rischio del 45%. Secondo gli scienziati, le infezioni causano una infiammazione che genera citochine, che possono cambiare il modo in cui le cellule del cervello comunicano fra loro; nel caso della malattia autoimmune, e' possibile che la reazione immunitaria possa colpire le cellule del cervello. Per approfondimenti 


  

13/06/2013 - L'AMANTADINA E' IL PRIMO POSSIBILE FARMACO CONTRO LE LUDOPATIE "Nella cura dell'azzardo patologico sono disponibili alcuni farmaci, ma nessuno di loro ha dimostrato di essere adatto come terapia standard. L'amantadina, invece, per la prima volta, ha davvero il potenziale di trattare la dipendenza da gioco d'azzardo. Tuttavia, siamo ancora in fase di sperimentazione e c'e' bisogno di più dati per confermare i nostri risultati". Lo ha dichiarato Giovanni Martinotti, un ricercatore dell'Università Gabriele D'Annunzio di Chieti nel corso del 23° meeting dell'European Neurological Society (Ens) in corso a Barcellona. L'amantadina è un farmaco usato da tempo per il trattamento e la prevenzione del virus dell'influenza A e recentemente è impiegato anche contro il morbo di Parkinson. In alcuni casi persone affette da questa malattia hanno dimostrato una certa propensione al gioco patologico. Di qui l'associazione degli scenziati e se i risultati fossero confermati, si tratterebbe di una scoperta in netto contrasto con le cure sperimentate fino a ora. In particolare l'amantadina agisce sulla regione cerebrale conosciuta come nucleus accumbens, che ha avuto un ruolo chiave anche nella ricerca dei farmaci per curare altre dipendenze. In una serie di casi seguiti dagli scienziati italiani, questa sostanza avrebbe ridotto la voglia e il pensiero di giocare e anche i problemi personali associati con questa abitudine nei ludopatici. I partecipanti al test sono stati valutati utilizzando il Symptom Assessment Scale Gambling. A seguito di questo successo iniziale, Martinotti pensa che l'amantadina si potrebbe rivelare efficace non solo contro il gioco d'azzardo patologico, ma forse anche nel trattamento di disturbi simili che coinvolgono il controllo degli impulsi, come la dipendenza da shopping o la dipendenza dal web.

 


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